Ho finito da poco la lettura (anzi la rilettura) di un libro davvero interessante che si interroga sul presente e sul futuro della fotografia. Il libro, scritto da Roberto Cotroneo, s’intitola “Lo sguardo rovesciato” ed è edito da UTET.
Il libro affronta diverse tematiche unite fra loro da un unico filo conduttore ovvero il ruolo che oggi riveste la fotografia. La visione che offre è una visione nostalgica, direi quasi romantica, della fotografia analogica. O meglio del suo ruolo. L’autore si interroga sull’effettivo valore delle tantissime fotografie che vengono scattate ogni ora nel nostro mondo. Se un tempo le fotografie parlavano del mondo che ci circondava, oggi tutt’e le foto che scattiamo parlano di noi. Basta aprire Instagram. Scatto foto alla mia colazione per farvi vedere quali sono i miei gusti e non solo. Tutto è fotografabile perché tutti hanno un oggetto che permette di scattare foto (smartphone) senza preoccuparsi del costo del rullino e della stampa. Quante volte si andava in vacanza e si limitavano le foto ad un unico rullino? Scattare una foto comportava un costo. Oggi no.
Un altro aspetto come dicevo prima è il fotografabile. L’autore cita questa fotografia di Scianna:

Qualche anno fa solo un fotografo (professionista e non, ma comunque fotografo) avrebbe scattato questa tipologia di foto. Il padre di famiglia in vacanza con la sua analogica al collo non l’avrebbe scattata. In fin dei conti sono solo pesci appena pescati. Perché perdere un fotogramma per dei pesci? Meglio usarlo per scattare una foto della famiglia in posa davanti al porto. Altro aspetto importante: chi andava in vacanza con un rullino in bianco e nero? Prima ogni singola foto era il risultato di una scelta. Una scelta che andava dal tipo di rullino (la foto della vacanza è sempre a colori) fino all’esposizione. Oggi non è più così. Oggi tutti noi, grazie al digitale e alla nascita dei social stile Instagram, abbiamo una visione del mondo diversa. Per noi oggi tutto è fotografabile, tutto può assumere un nuovo senso. Non si parla di bravura o meno nel fare la foto, qui non si parla di tecnica ma di volontà di scattare la fotografia. Oggi non si vedono più solo pesci ma composizione.
Altro aspetto davvero importante riguarda il numero di fotografie che scattiamo quotidianamente. Questo aspetto mi ha colpito e mi ha fatto riflettere parecchio. Oltre a fotografare tutto oggi si tende a fotografare troppo. Lo spiego con un esempio pratico. Quando Leonardo, mio figlio, ha iniziato a mangiare le prime pappette non facevo altro che scattare una miriade di fotografie per immortalare ogni singolo secondo. Foto che sono finite nel mio hard disk. Dov’è il problema? Il problema sono le foto stesse. Che fine faranno queste foto? Verranno stampate o resteranno dei semplici pixel? Quante ne verranno stampate? Con l’analogico ogni singola foto ha un suo perché, ha una sua storia, una sua vita. Magari se ne scattano tre, giusto per non sbagliare l’esposizione ma queste tre immagini hanno tutte una loro materialità, un loro perché. Oggi si scatta tanto, si stampa poco (quasi nulla) e si dimentica tutto. Tutti noi da piccoli abbiamo sfogliato gli album di famiglia dove magari c’erano quattro/cinque foto del Natale o di un compleanno mentre oggi siamo sommersi da queste foto. Fotografie che finiscono nel momento dello scatto perché verranno dimenticate nei nostri archivi digitali o magari cancellate per far spazio ad altre immagini. Paradossalmente oggi è più latente il digitale rispetto all’analogico.
Vorrei approfondire altri temi citati nel libro ma vorrei farlo in più articoli giusto per non fare un discorso troppo lungo e complesso. Per il momento mi fermo qui. Qual è la conclusione?
Semplice, da oggi in poi le mie foto di famiglia saranno in larga parte analogiche. Voglio dare alle mie fotografie personali l’importanza che esse hanno. Voglio che Leonardo ricordi La foto del primo giorno di scuola e non un intero servizio fotografico. Ragioniamo un attimo su questo. Se vi chiedo di chiudere gli occhi e pensare ad una fotografia icona del passato sono certo che non avrete problemi a ricordarle. Magari citerete Capa, Doisneau, Scianna, Erwitt o perché no Fox Talbot. Ora provate a ripetere questo gioco pensando però ad una fotografia contemporanea che vi è rimasta in mente. Quasi certamente avrete più difficoltà. Perché questo? Perché se prima una foto bastava a raccontare il mondo ora non basta più. Siamo sommersi da milioni di immagini che raccontato un unico evento. Immagini che scorrono e sfuggono da noi. Più foto scattiamo e più queste perdono di valore. Non sono più fotografie memorabili. Quali sono le foto icone del nostro tempo. Chi le ha scattate? Oggi abbiamo troppe immagini che ci parlano ma sono poche quelle che realmente stiamo ad ascoltare. Queste immagini non sono più legate alla nostra esistenza. Magari ci indignano, ci fanno piangere per poi entrare nei nostri hard disk mentali e sparire.
Alla prossima.