Questo post risulterà antipatico a qualcuno. Forse anche il sottoscritto risulterà antipatico, prepotente e spocchioso. Vi dico che non sono così. Spero che le parole che seguiranno possano essere il punto di partenza per una vostra riflessione. Non c’è nessuna intenzione di giudicare o offendere perché sono un signor nessuno che ama la fotografia, solo questo.
Partiamo da un paio di domande: a cosa serve la fotografia? Qual è il ruolo che le viene riconosciuto? Partiamo dall’inizio.
La fotografia ha, e svolge, ruoli diversi. Essa è comunicazione, informazione, rappresentazione e molte altre cose. Nei primi anni della sua storia, la fotografia divenne il mezzo attraverso il quale il mondo e le sue meraviglie venivano mostrare alla popolazione. I viaggiatori la scelsero ad esempio come strumento per far conoscere le piramidi d’Egitto perché nulla era più realistico e veritiero della fotografia. Le vedute pittoriche restano tali mente la fotografia è disegnata dalla natura e la natura non mente (presto farò un articolo anche su questo). Successivamente le nuove scoperte chimiche e tecnologiche ampliarono i campi di utilizzo della fotografia la quale divenne di ritratto, sportiva e via dicendo. Un’altra novita storica fu l’invenzione della stampa fotomeccanica a mezzatinta che permise la stampa delle fotografie nei quotidiani: la fotografia diventava sempre più informazione. La fotografia raccontava, indignava, creava opinioni. Negli anni la fotografia si è evoluta e la società con essa. L’immagine è entrata sempre di più nell’immaginario, riducendolo. Con google maps possiamo visitare le vie delle più grandi città del mondo stando comodamente seduti sulle nostre sedie di provincia. Le strade di San Francisco non le dobbiamo più immaginare, basta accendere il computer.
Oggi la fotografia è digitale, è social, è il metro di giudizio delle nostre vite ma anche di chi ci circonda. Ci si autorappresenta attraverso la fotografia (lo è sempre stato da quando la fotografia fece il suo ingresso nelle famiglie) ma non solo. Oggi tutto è fotografia ed è per questo motivo che ci dobbiamo chiedere quale sia il suo ruolo.
Mi capita sempre più spesso di ricevere inviti a gruppi Facebook dove si condividono foto ed esperienze fotografiche. Sono gruppi dedicati alla fotografia in generale oppure gruppi di circoli o associazioni fotografiche. Fermo restando che ognuno è libero di fare e fotografare quello che vuole, trovo questi gruppi o meglio i contenuti che vengono pubblicati banali e inutilmente ripetitivi. Ora forse vi sembro antipatico ma vi chiedo di seguire il mio discorso ancora un po’.
Cosa trovo in questi gruppi? Paesaggi, tramonti, albe, fiumi con effetto flou è ancora paesaggi, tramonti, albe e via all’infinito. In questi anni ho avuto la fortuna e l’onore di insegnare a diversi corsi di fotografia e anche qui vedo che molto spesso la fotografia più praticata è quella dei tramonti, delle albe, delle vedute paesaggistiche e via dicendo. Non ho nulla contro questa tipologia di foto semmai rifletto sulla sua utilità. Fermiamoci un attimo ad uno dei ruoli della fotografia: la comunicazione. Tutte queste foto cosa comunicano? Che l’Italia offre spettacoli mozzafiato? Sono più che d’accordo ma cosa mi comunicano centinaia di foto simili? Il nulla. Si, il nulla perché davanti a cento foto uguali non ci soffermiamo sulle singole immagini ma diventano una sorta di immagini in movimento che non offrono alcuna riflessione. Molti gruppi sembrano cataloghi turistici. Tutte queste foto non aggiungono nulla. Facciamo l’esempio dei trabocchi. Seguo un gruppo dove quotidianamente vengono scattate e pubblicate almeno venti foto dei trabocchi , scattate da persone diverse in momenti diversi (sempre albe o tramonti). Cosa ci dicono queste foto? Che in Abruzzo ci sono i trabocchi e poi? Qual è la vera funzione di queste foto? Secondo me l’unica funzione è quella dell’autocelebrazione. Una bella foto del trabocco al tramonto mette in evidenza la nostra bravura, ci fa raccogliere tanti ‘mi piace’ e ci sentiamo sicuri della nostra arte. Ora sono certamente antipatico ma lo faccio per amore della fotografia. Scattare queste fotografie nuoce alla salute della fotografia perché la riduce ad una caricatura. In questo modo la fotografia diventa piatta, banale, ripetitiva. Non ha più alcuna funzione.
La fotografia di paesaggio è fondamentale per la crescita del fotografo. È il primo sogggetto che tutti noi fotografiamo perché è il più semplice, il più disponibile. Non si muove, non dobbiamo chiedere nessun permesso e poi cosa c’è di più romantico di un alba? Anch’io mi sono svegliato alle cinque del mattino per fare foto al porto con l’alba ma non l’ho fatto sistematicamente o comunque è stata anche per me la fase iniziale della fotografia. Ora continuò ad essere un signor nessuno della fotografia ma sinceramente mi sento meglio non scattando più queste foto perché sento di dover andare oltre, di dover raccontare qualcosa attraverso le mie fotografie. Questo mio articolo non vi dice di non fotografare più i trabocchi ma solo di guardare oltre. La fotografia paesaggistica non è solo questo. È la vostra visione del paesaggio che non sempre coincide con quello che vedete (o che vedono gli altri). Ho capito che fare il fotografo è un lavoro davvero difficile perché tutti sanno fotografare. Questo è il punto. Chiunque è capace di fare una buona fotografia mentre non tutti sanno disegnare. Ecco la differenza. Quando mi chiamano per un matrimonio sento una forte pressione addosso perché so che le mie fotografie dovranno distinguersi da quelle di un invitato altrimenti il mio ruolo non avrebbe senso. Ecco qual è la grande differenza. Nel servizio matrimoniale non esiste solo il trabocco al tramonto con gli sposi che si baciano, ci vuole anche la foto sporca, la foto sbagliata che però fa emozionare e che fa di te un fotografo. Ed è difficile scattarla. Dovete interpretare quello che avete davanti agli occhi, non dovete limitarvi a registrare quello che vedete.
A proposito di ‘pulizia’ fotografica un altro ambiente che non frequento è quello dei forum di fotografia. Ogni tanti ci vado ma solo per rafforzare la mia idea. I forum sono il male della fotografia. In questi posti la fotografia si riduce a due, tre concetti: corsa agli armamenti fotografici di ultima generazione e perfezione all’ultimo pixel. LA FOTOGRAFIA NON È QUESTA! La fotografia non è Nikon o Canon. La fotografia è espressione, comunicazione, rappresentazione. La fotografia è un linguaggio. Basta con questa corsa alla tecnologia. Liberatevi dall’idea che la fotografia bella è bella solo grazie ai cinquantamila pixel del vostro sensore. Basta a giudicare le foto in base alla qualità del brokeh (questa per me è follia pura). Siete voi che scattate la foto, la macchina è un mezzo, uno strumento. Nulla di più!! Se le vostre foto non sono belle, o se le mie foto non sono belle la colpa è solo la mia. Riappropriatevi del lato umano della fotografia. È vero Cartier-Bresson utilizzava una Leica ma io stesso con una Leica non riuscirò mai ed essere Cartier-Bresson perché non ho l’occhio di Cartier-Bresson, non ho la sua tecnica, la sua idea, la sua visione. È come giudicare un’opera letteraria soffermandoci sulla penna che ha utilizzato l’autore. Chi ha il coraggio di affermare che la ‘Divina Commedia’ non è poi così divina dato che Dante Alighieri non ha usato una Bic? Fa ridere ma è così. La penna è lo strumento, così come lo è la macchina fotografica.
Ultima cosa, poi prometto di chiudere questo sermone: basta con la ricerca della perfezione pura. Anche in questo caso la fotografia non è questo. Abbiate il coraggio di sfocare, di muovere, di sbagliate le vostre foto. È molto più difficile sbagliare una foto soprattutto con il digitale. Questo è il bello!! Trovo molto più interessante una foto sbagliata che la foto perfetta del trabocco. La foto sbagliata mi pone delle domande, mi fa chiedere cosa ha spinto il fotografo a scattarla così, mi permette di stabilire un legame, il significato della foto è frutto di una collaborazione fra fotografo e spettatore. La foto del trabocco nitida è perfettamente a fuoco muore lì. Non mi chiede nulla. Io non le chiedo nulla.
Nel 2009 organizzai la mia prima mostra personale. All’epoca la mia attrezzatura era formata da una Nikon D40X (non proprio una macchina professionale) con il 18-55 di base e un 70-200 della tamron con messa a fuoco manuale. Un’attrezzatura così oggi si regala ad un bambino per la comunione ma per me era tutto. Beh pensate che da questa mostra la fotografia che prima era solo passione, è diventata anche un lavoro. Non lo scrivo per farmi dire che sono bravo ma solo per farvi rendere conto che attrezzatura e perfezione non sono sempre un metro di giudizio valido.
Credo di aver finito il sermone. Ho usato toni un po’ polemici solo per cercare di iniziare un ragionamento con voi. Io sono un signor nessuno e sicuramente avrò torto marcio. Ho preso consapevolezza di ciò che voglio dalla mia fotografia non molto tempo fa e da allora ho scattato poco o quasi nulla al di fuori del mio lavoro di fotografo. Ma sapete una cosa? Sono contento. Lo sono perché mi sento molto più maturo, molto più completo pur non riuscendo ancora a fotografare secondo questa mia visione. Arriverà il momento in cui lo farò e non mi preoccupa questo. Amo la fotografia, non posso farne a meno. Ho rispetto della fotografia ed è per questo che in presenza di un bel tramonto mi limito a guardarlo.
Andate e fotografate in pace.